Forgetting Is a Skill: perché dimenticare è più potente che ricordare
- Elìa
- 6 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 5 giorni fa

Introduzione
“E se dimenticare fosse più potente che ricordare?”
Viviamo in un’epoca ossessionata dalla memoria: tracce digitali, archivi, cloud, notifiche che ci ricordano costantemente cosa eravamo, dove eravamo, cosa abbiamo detto.
Ma nessuno ci insegna a dimenticare. Nessuno ci dice che, in certi casi, il vero atto di coraggio è lasciar andare. La dimenticanza non è una debolezza, ma una competenza.
Una tecnologia biologica raffinata che il cervello adopera per alleggerirsi, per fare spazio, per riorganizzare il caos.
Dimenticare non è un vuoto: è un atto attivo, persino rivoluzionario. È l’arte di scegliere cosa lasciare andare, per tornare a scegliere chi essere.
🧪 Scienza & cultura
Ci hanno sempre insegnato che dimenticare è un difetto, un segno di distrazione o debolezza. E invece, come dimostra l’articolo Yes, You Can Teach Yourself to Forget pubblicato su National Geographic, il cervello dimentica per vivere meglio. La dimenticanza non è passiva: è una strategia attiva che ci aiuta a selezionare, a evitare il sovraccarico, a decidere cosa è ancora vivo e cosa può essere lasciato andare.
Uno dei casi più emblematici è quello di Solomon Shereshevsky, uomo dotato di una memoria quasi perfetta, capace di ricordare ogni dettaglio di ogni giorno della sua vita. Eppure, questa capacità si rivelò una maledizione: ogni ricordo si accavallava agli altri, sovrapponendosi come rumori in una stanza affollata. Per riuscire a “liberarsi” dai ricordi, provò a bruciarli con il pensiero, a farli esplodere immaginandoli in fiamme. La memoria eccessiva era diventata un inferno cognitivo.
Le neuroscienze oggi confermano:
La Forgetting Curve di Ebbinghaus descrive il naturale decadimento delle informazioni se non vengono rafforzate.
L’interferenza spiega come nuovi ricordi possano sovrascrivere quelli vecchi, in modo utile.
La neurogenesi e la potatura sinaptica (synaptic pruning) mostrano come il cervello elimini connessioni inutili per favorire la flessibilità, l’adattamento e il benessere mentale.
Dimenticare, in questo senso, è una forma raffinata di editing mentale. È la capacità di curare la propria narrazione interiore e di interrompere il loop del pensiero ossessivo. Non c’è guarigione senza dimenticanza. Non c’è crescita senza potatura.
👤 Intervista breve – Jonathan Fawcett
Jonathan Fawcett, ricercatore in psicologia cognitiva presso la Memorial University of Newfoundland, studia da anni i meccanismi del controllo volontario della memoria. Non è fantascienza: possiamo decidere di non ricordare.
“Ricordare è utile. Ma dimenticare è essenziale. Il nostro cervello ha un budget energetico. Se occupiamo spazio mentale con informazioni inutili, finiamo per rallentare tutto il sistema.”
Fawcett spiega che una mente allenata a lasciar andare è più agile nel problem solving, più creativa e più resistente allo stress. I suoi studi mostrano che dimenticare intenzionalmente è una capacità che si può allenare, un vero e proprio muscolo mentale.
“Le persone che riescono a lasciar andare i pensieri intrusivi hanno un livello di benessere psicologico superiore. È come declutterare il desktop del tuo computer mentale.”
Il suo consiglio?
“Non combattere i ricordi. Accoglili, riconoscili, e poi sposta intenzionalmente l’attenzione altrove. Dimenticare non è rifiutare: è fare spazio.”
📦 ESERCIZIO – Metodo del Foglio-Bloc-Notes
Obiettivo: allenare il cervello a lasciar andare pensieri ripetitivi, emozioni stagnanti o ricordi che bloccano il presente.
✍️ Istruzioni:
Prendi un foglio bianco o un taccuino semplice. Respira profondamente.
Scrivi una frase o un’immagine mentale che ti perseguita: può essere un pensiero ossessivo, un giudizio su te stesso, una scena che si ripete.
Guardalo bene. Poi, strappalo. O piegalo. Oppure brucialo simbolicamente (se in sicurezza) come rito.
Dichiara a voce alta: “Scelgo di lasciar andare. Questo non definisce più chi sono.”
Rimani in silenzio per 1 minuto. Ascolta il vuoto lasciato. È uno spazio di possibilità.
🌌 Benefici della dimenticanza
1. Libera risorse cognitive Ogni ricordo mantenuto richiede energia. Dimenticare ciò che non serve è come deframmentare un disco: rende il sistema più veloce, efficiente, creativo. È una forma di pulizia mentale che apre spazio a nuove intuizioni e connessioni.
2. Riduce ansia, loop e ruminazione I pensieri ripetitivi sono come un eco interiore che distorce il presente. Allenarsi a lasciarli andare — come foglie su un fiume — calma il sistema nervoso, abbassa i livelli di cortisolo, riporta presenza. È un atto terapeutico, quasi spirituale.
3. Aumenta agilità mentale e chiarezza interiore Chi sa dimenticare, sa scegliere. E chi sa scegliere, sa muoversi. La dimenticanza consapevole non è perdita, ma potere: permette di vedere con occhi nuovi, pensare con leggerezza, creare con autenticità.
“Solo chi ha il coraggio di lasciare andare, può prendere in mano la propria vita.”
🔚 Conclusione poetica
C’è un momento, in ogni mente, in cui il silenzio diventa fertile. Uno spazio bianco, fragile e sacro, dove non c’è più rumore, né giudizio, né urgenza. Solo possibilità.
Dimenticare non è perdere. È un gesto sacro di restituzione: alla Terra, all’oblio, al tempo. Come quando, al termine di una canzone, resta l’eco — e poi pace.
Il vuoto, se onorato, si fa grembo. È lì che nascono le visioni nuove, le storie che vogliamo vivere, i pensieri gentili che non erano mai riusciti a parlare.
“Ciò che lasci andare non è scomparso. Sta solo facendo spazio a chi sei davvero.”
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Hai mai lasciato andare un pensiero che ti teneva bloccato?Raccontacelo nei commenti: ogni parola che liberi è un passo verso la tua mente rinnovata.
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