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Immaginare è creare: archetipi, visione e sacralità della creatività

  • Immagine del redattore: Elìa
    Elìa
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Immaginare è creare


Intro – La creatività come gesto sacro


In principio fu un gesto. Una linea tracciata sulla roccia, un suono intonato alla notte, una figura evocata nel buio.


Non c’era distinzione tra arte e rito, tra creazione e invocazione. Ogni atto creativo era un varco.


Un richiamo. Una forma di preghiera.


Eppure oggi, nella frenesia del produrre, la creatività è diventata strumento, decorazione, branding. Ma se tornassimo all’origine? Se immaginare fosse ancora un atto sacro? Se l’arte non fosse un mestiere, ma una forma di guarigione? Un modo per abitare l’invisibile?


La vera creatività non è mai solo tecnica. È visione che pulsa. È intuizione che prende corpo.

È un’apertura al mistero.


In questo articolo esploriamo la creazione come pratica spirituale, la visione come gesto incarnato, e l’immaginazione non come fuga dalla realtà, ma come portale per trasformarla.


1. Creatività come atto spirituale


Nel cuore di ogni cultura ancestrale, creare non era solo un modo per esprimersi: era un modo per sopravvivere, connettersi, celebrare il divino.


La tessitura dei tappeti berberi, le pitture rupestri nelle caverne, i canti sciamanici, le danze circolari: tutto questo non nasceva per il pubblico, ma per lo spirito.


Creare era un rito. Un atto di presenza. Un’offerta.


Oggi abbiamo dimenticato questa radice. Spesso vediamo l’atto creativo come intrattenimento o come prodotto da monetizzare. Eppure, sotto la superficie, l’urgenza creativa è la stessa di sempre:– Far ordine nel caos.– Dare forma all’indicibile.– Lasciare un segno tra i vivi e gli invisibili.


Come scrive Julia Cameron ne La via dell’artista, “la creatività è un dono che ci attraversa, non qualcosa che ci appartiene”. Non crei: vieni creato mentre crei.


E questa è già mistica.


📦 Domanda Frontiera


Quando hai sentito che un tuo gesto creativo ti ha guarito o connesso a qualcosa di più grande? Non pensare solo a opere d’arte. Pensa a gesti quotidiani, impulsi improvvisi, momenti di verità. Scrivili. Ritrovati.

2. Immaginazione attiva e archetipi


L’immaginazione è reale. Non nel senso che produce illusioni credibili, ma perché costruisce mondi interiori che agiscono sul corpo, sul pensiero, sulla realtà che scegli di abitare.


Per Jung, l’immaginazione attiva è il dialogo consapevole con le immagini psichiche: figure oniriche, visioni spontanee, simboli ricorrenti che emergono dal profondo. Non si interpretano.


Non si spiegano. Si ascoltano. Si interrogano. Si vivono.


L’archetipo, in questo senso, non è un cliché narrativo, ma una forza viva. Un nodo energetico collettivo che prende forma, parola e corpo nel momento in cui ti apri al suo passaggio.

Quando sogni il mare che ti inghiotte, quando dipingi un volto che non hai mai visto, quando scrivi parole che ti sembrano dettate, non sei solo tu a parlare.


È l’ombra. È l’eroe. È l’antico re. È la madre del mondo. Sono le presenze interiori che ti abitano, chiedendo forma.


L’immaginazione attiva non è evasione. È un’azione sottile, trasformativa, un’alchimia tra ciò che sei e ciò che potresti diventare.


📦 Esercizio di rottura


Chiudi gli occhi e richiama alla mente un’immagine che ti perseguita o ti attrae. Può essere un sogno ricorrente, una figura simbolica, un luogo mai visto. Immagina di parlarle. Che nome ha? Cosa ti dice? Cosa vuole da te?

Annota. Disegna. Rispondi. Hai appena attivato un portale.


3. Mindfulness e creatività: il gesto presente


Creare non richiede ispirazione. Richiede presenza.


Spesso immaginiamo l’atto creativo come qualcosa che accade “quando arriva l’idea”. Ma la verità è che l’idea si manifesta nel gesto, nell’atto di ascolto, nella ripetizione attenta, nel vuoto fertile che precede ogni forma.


Chi scrive, danza, scolpisce o suona sa bene che il vero nemico non è la mancanza di talento, ma la distrazione. L’abitudine a giudicare, prevedere, spiegare prima ancora di sentire.


La creatività accade quando lasci che l’azione guidi la mente, non quando la mente tenta di controllare l’azione.


Ed è qui che la mindfulness diventa pratica creativa. Non solo come meditazione, ma come arte del gesto pieno, del respiro consapevole, del silenzio che accompagna la forma.


L’artista non crea per mostrare. Crea per ritrovarsi. Per ascoltare il mondo in sé, e sé nel mondo.


📦 Frammento da ricordare


“Ogni gesto che compi con attenzione è una preghiera. Ogni linea tracciata con amore è già un portale.”

4. Bisocciazione e scoperta


L’atto creativo non è sempre genio isolato o flusso mistico. Spesso è collisione. Una scintilla nata dall’incontro tra due mondi lontani.


Arthur Koestler lo chiamava bisocciazione:


“La creatività nasce dall’unione tra due piani di pensiero che normalmente non si incontrano.”

Uno scienziato osserva una mela cadere e immagina la gravità come legge universale. Un artista fonde geometrie africane e prospettiva rinascimentale per reinventare la pittura. Un filosofo legge la biologia e concepisce l’etica come ecologia della relazione.


Ogni atto creativo autentico è un ponte. Un matrimonio inatteso. Nasce dal mettere insieme ciò che non era pensato per convivere.


E qui torniamo al sacro. Perché l’immaginazione è la funzione religiosa più profonda dell’uomo: unire terra e cielo, passato e futuro, simbolo e materia, scienza e visione.


📦 Frammento da ricordare


“Immaginare è creare. E creare è un rito.”

🌌 Conclusione – Tu sei il rituale

Non serve credere negli dèi per vivere in contatto con il sacro. Basta riconoscere che ogni volta che crei — scrivi, canti, progetti, sogni —stai tracciando un gesto che ha il potere di cambiare il mondo.

Non il mondo intero, forse. Ma il tuo mondo, la tua interiorità, la percezione di chi ti osserva, le geometrie invisibili che collegano gli eventi e i simboli.


La creatività non è un lusso per artisti. È un diritto originario. Un’urgenza esistenziale. Una pratica spirituale che possiamo allenare, custodire, offrire.

In un’epoca che divora tutto, immaginare è un atto di resistenza. Creare è un gesto di libertà. Onorare la tua visione è già un rito.


📦 Box pratico – Microrito creativo


Ogni mattina, per 7 giorni: Disegna o scrivi qualcosa di inutile. Non mostrarlo a nessuno. Lascialo nascere e morire. È solo per te. È solo per il mistero. Questo è il tuo rito di libertà immaginativa.


💬 Fammi sapere cosa ne pensi


Ogni parola conta, ma il confronto ancora di più.


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È così che iniziano le rivoluzioni: una parola alla volta.

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