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PERCHÉ SOGNIAMO?

  • Immagine del redattore: Elìa
    Elìa
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Dal laboratorio della mente alla mappa del cosmo Un viaggio tra neuroscienze, archetipi e dimensioni sottili per comprendere l’enigma del sogno.





INTRODUZIONE


Ogni notte varchiamo soglie. Chiudiamo gli occhi, ma ciò che accade dentro non è buio. È teatro. È codice. È un’altra vita. Sogniamo tutti, ogni notte. Anche chi non ricorda. Ma perché sogniamo?Cosa sono i sogni? Errori biochimici? Simulazioni evolutive? Viaggi fuori dal corpo? Antenati che bussano?


Questo non è un articolo di divulgazione. È una traversata tra mondi. Dove scienza, storia e mito si incontrano per tentare una risposta che la biologia, da sola, non osa dare.


I. L’origine del sogno: un enigma antico quanto l’uomo


Gli uomini hanno sempre sognato. I testi di tutte le civiltà — dai Sumeri alla Bibbia, dall’Egitto a Platone, dagli sciamani amazzonici ai maestri del Tibet — attribuivano al sogno una funzione: rivelare ciò che la veglia nasconde.


Per i Greci, era Hypnos a cedere il passo a Oneiroi, i sogni, figli della notte. Per gli Egizi, il sogno era porta dell'Aldilà: la mente si staccava dal corpo per ricevere messaggi da dèi, defunti e stelle.I Dogon parlano ancora oggi di “seme luminoso” che viaggia durante il sonno e si unisce al “linguaggio delle forme cosmiche”.


Nella Bhagavad Gītā, l’intero universo è descritto come il sogno di una divinità addormentata.

Ma quando la scienza è entrata nel sogno, il mistero si è infittito.


II. La scienza dei sogni: risultati e paradossi


1. La neurobiologia classica


Negli anni ‘50, lo scienziato Nathaniel Kleitman scopre il sonno REM (Rapid Eye Movement), fase in cui la corteccia cerebrale è attivissima, ma il corpo è paralizzato.Durante questa fase si registrano i sogni più vividi.


Il cervello sogna tra le 2 e le 3 ore per notte, in sequenze da 90 minuti, attivando le stesse aree della veglia.Le onde cerebrali diventano simili a quelle di un cervello cosciente. Ma perché?


Le ipotesi principali:


  • Ipotesi della rielaborazione: i sogni servirebbero a ordinare la memoria, consolidare l’apprendimento, risolvere conflitti emotivi.


  • Ipotesi evolutiva: sognare aiuterebbe la specie a simulare pericoli senza rischiarli realmente.


  • Ipotesi della pulizia cerebrale: durante il sogno, il cervello “lava via” scorie mentali e tossine neuronali.


Tutte queste teorie spiegano come sogniamo. Nessuna spiega perché sogniamo con immagini potenti, archetipiche, mitiche, atemporali. Il sogno va oltre la biologia.


III. Il sogno come linguaggio simbolico


Freud lo definì “la via regia per l’inconscio”.Jung andò oltre: il sogno non è solo rielaborazione, è comunicazione tra livelli dell’essere. È la voce dell’inconscio collettivo. Il regno degli archetipi.

Il sogno è una lingua. Ma non verbale. È iconica, sintetica, assoluta. Un'immagine può contenere anni di storia emotiva. Un simbolo può parlare a cellule, traumi, memorie genetiche.

Jung raccontava: “Il sogno è l’unico fenomeno autenticamente democratico della mente. Accade a tutti, parla a tutti, ma non appartiene a nessuno.”


IV. Il sogno nei riti di passaggio, negli oracoli, nelle chiamate


Nelle culture native:


  • I sogni indicano quando iniziare un rito

  • Rivelano il nome del futuro sciamano

  • Portano messaggi da parte degli antenati

  • Guidano nella scelta dei luoghi sacri


Il sogno non è secondario. È infrastruttura spirituale.


Il Tempio di Asclepio, in Grecia, era dedicato all’“incubatio” — pratica di dormire nel tempio per ricevere un sogno-guarigione. Anche oggi in Siberia e Amazzonia, alcuni riti prevedono di “sognare la malattia” prima ancora di manifestarla nel corpo.


V. Ipotesi emergente: il sogno come interfaccia multidimensionale


Oggi una nuova frontiera di studiosi — da neuroscienziati transdisciplinari a fisici quantistici post-materialisti — propone una visione radicale:

Il sogno è una finestra su un campo di coscienza non locale. Il cervello è solo il terminale. Il sogno è il segnale.

Secondo questa ipotesi:


  • Durante il sonno profondo, la coscienza si disancora parzialmente dal corpo

  • Il sogno diventa un “linguaggio di transito” tra diversi piani dell’essere

  • Alcune forme di sogno sono accessi a realtà parallele, memorie ancestrali, connessioni interspecifiche (piante, animali, pianeti)


In altre parole:sognare non è produrre immagini. È riceverle.


VI. Conclusione: sognare per ricordare chi siamo


Sognare non è evasione. È esercizio di riemersione. È il nostro modo più primordiale di mantenere un contatto con quel che abbiamo dimenticato di sapere.

Quando sogniamo, il tempo lineare si spezza. Il corpo tace. Ma una parte di noi agisce, comunica, costruisce.


CUE considera il sogno una tecnologia interiore. Un ponte sacro, ancora attivo, tra ciò che siamo e ciò che potremmo ricordare di essere.



FONTI E RIFERIMENTI


  • Hobson, J. Allan – The Dreaming Brain (1990)

  • Jung, C.G. – L’uomo e i suoi simboli

  • Barrett, Deirdre – The Committee of Sleep

  • Revonsuo, A. – Threat Simulation Theory of Dreaming

  • Blackmore, Susan – Consciousness: An Introduction

  • Varela, Francisco – The Embodied Mind

  • Malafouris, Lambros – How Things Shape the Mind

  • Harvard Medical School – Dream Lab Studies

  • Ricerche su sogno e coscienza presso IONS (Institute of Noetic Sciences)

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