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PIOMBO, ORO E PARTICELLE: IL GIORNO IN CUI IL CERN RISCRISSE L'ALCHIMIA

  • Immagine del redattore: Elìa
    Elìa
  • 24 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 26 mag

Gli alchimisti volevano trasformare il piombo in oro.

Oggi la scienza ci è riuscita. Ma siamo davvero certi di sapere cosa significa?

 


1. La trasmutazione è possibile

 

Per secoli, trasformare il piombo in oro è stata l’ossessione degli alchimisti. Un sogno irraggiungibile per la chimica classica, liquidato come fantasia simbolica. Eppure, nel 1980 e poi ancora nel 2012, la scienza ha fatto ciò che la leggenda raccontava: ha trasmutato atomi di piombo e bismuto in atomi d’oro, attraverso processi nucleari.

 

Uno degli esempi più noti è il lavoro del premio Nobel Glenn Seaborg, che nel 1980 ottenne piccole quantità di oro a partire dal bismuto (un elemento simile al piombo), bombardandolo con particelle al Lawrence Berkeley Laboratory. Ancor più raffinato è il lavoro del CERN attraverso l’esperimento ISOLDE, in cui nuclei pesanti vengono trasformati artificialmente per ottenere nuovi isotopi, incluso l’oro.

 

Naturalmente, il processo è economicamente insensato: costa milioni di euro produrre una quantità infinitesimale di oro. Ma la questione non è economica. È ontologica.

È possibile.

Il gesto è stato compiuto. La realtà ha accettato la trasmutazione.


2. Piombo e Oro: il codice simbolico degli alchimisti

 

Per l’alchimista medievale, il piombo non era solo un metallo. Era Saturno.

Era la lentezza, il peso, l’opacità del mondo. Il punto più basso dell’essere.

L’oro, al contrario, era il Sole: luce, perfezione, eternità.

 

La loro opposizione non era chimica, ma cosmica. Trasformare il piombo in oro significava trasfigurare l’uomo stesso, elevarlo da uno stato caotico a uno stato di ordine superiore. Era il cuore dell’Opera: la magnum opus, il percorso interiore di perfezionamento spirituale.

 

Ed è proprio questo a stupire: perché gli alchimisti scelsero proprio il piombo? Tra tutti i metalli, perché proprio quello che la fisica moderna avrebbe identificato come tra i più vicini — per massa e struttura nucleare — a formare isotopi d’oro?

 

L’alchimia non conosceva la tavola periodica. Eppure agiva come se conoscesse le relazioni profonde tra gli elementi, come se avesse intercettato, attraverso l’intuizione simbolica e l’osservazione rituale, una verità strutturale della materia.

 

Oggi, con l’ausilio dell’acceleratore di particelle, possiamo trasformare nuclei atomici.

Ma gli alchimisti già credevano che ogni metallo contenesse una forma superiore, pronta ad emergere. Che dentro il piombo esistesse già l’idea dell’oro, come il seme contiene l’albero.

 

Non è più una metafora. È fisica.


3. L’alchimia era davvero solo superstizione?

 

Per secoli, la storiografia moderna ha descritto l’alchimia come un miscuglio confuso di esoterismo, simbolismo e tentativi ingenui di chimica. Una sorta di pre-scienza guidata più dall’immaginazione che dal rigore. Ma questa lettura è oggi in forte revisione.

 

Gli alchimisti non erano ciarlatani. Erano sperimentatori integrati: univano osservazione fisica, simbolismo archetipico e introspezione spirituale.

Ne sono esempio figure come Jābir ibn Hayyān (Geber) nel mondo islamico, Raimondo Lullo, Basilio Valentino, Paracelso e molti altri che hanno lasciato testi nei quali descrivono operazioni pratiche su metalli, minerali, distillazioni, calcinazioni, soluzioni acide, sublimazioni.

 

L’errore è pensare che non lavorassero sulla materia. In realtà, lo facevano costantemente. Ma cercavano nei processi fisici una corrispondenza con processi interiori, leggendo ogni trasformazione come un passaggio anche dell’anima.

 

La loro era una sperimentazione analogica, non riduzionista.

Non si trattava di ripetere un protocollo per confermare un dato, ma di riconoscere il legame tra le fasi della trasformazione della materia e quelle dell’evoluzione dell’essere. In questo senso, l’alchimia fu metafisica operativa.

 

Oggi potremmo paragonarla, per certi aspetti, al paradigma quantistico che riconosce un ruolo centrale all’osservatore, alla coscienza, e alla relazione tra energia e informazione.

 

Non c’erano spettrometri. Ma c’erano crogioli, osservazione lenta, dedizione rituale e soprattutto: un linguaggio simbolico comune che legava tutto.

Oro, piombo, zolfo, mercurio — erano sostanze, sì, ma anche principi. Segni. Segnali.

 

In fondo, che cos’è la scienza moderna se non un altro tentativo di leggere l’invisibile attraverso i segni del visibile?

 

4. Quando la scienza realizza la profezia

 

La materia non è fissa.

Questa è la rivelazione che lega, oggi, l’alchimia alla fisica.

Che sia fuoco ermetico o collisione subatomica, il concetto è lo stesso: nulla è immutabile. Tutto può trasmutare.

 

La fisica quantistica ha ridefinito il nostro rapporto con la realtà. Oggi sappiamo che un atomo non è un oggetto “solido”, ma una probabilità espressa in forma energetica. Gli elettroni non orbitano come pianeti: si distribuiscono in nubi, secondo funzioni d’onda.

E quelle funzioni collassano — diventano realtà — solo nel momento dell’osservazione.

 

È difficile non intravedere qui un’analogia con la visione alchemica, che da sempre sostiene che l’intenzione, la coscienza e il rito partecipano al mutamento. Per l’alchimista, l’oro non è solo un fine materiale: è il simbolo dell’ordine che emerge dal caos, della luce che si distilla dalle tenebre interiori.

 

Allo stesso modo, nella fisica delle particelle:


  • l’identità di un elemento può essere alterata modificando il numero di protoni nel nucleo (trasmutazione nucleare),

  • una stessa particella può trovarsi in stati multipli simultaneamente (sovrapposizione quantistica),

  • due particelle possono essere collegate istantaneamente a distanza (entanglement).

 

Questi fenomeni — che sembrano magia — sono ora formalizzati in equazioni.

Ma le intuizioni degli alchimisti avevano già colto, in forma mitico-simbolica, la natura dinamica, fluida e trasformativa della realtà.

 

Possiamo oggi trasformare il piombo in oro, ma non abbiamo ancora compreso l’equivalente interiore di quell’atto.

Eppure l’alchimia ce lo diceva: ogni trasmutazione materiale è il riflesso di un passaggio di coscienza.


5. Conclusione – Recuperare la sapienza, non solo la tecnica

 

Oggi possiamo riprodurre il gesto.

Possiamo trasmutare un elemento in un altro.

Possiamo fare ciò che per secoli è stato considerato impossibile.

Ma ci stiamo chiedendo perché?

 

La fisica moderna, con tutti i suoi strumenti potentissimi, rischia di ridurre la trasmutazione a un fenomeno tecnico. Un evento energetico privo di profondità simbolica.

L’alchimia, invece, non separava mai il gesto dalla coscienza.

Ogni operazione su una materia era, prima di tutto, un’operazione su di sé.

La fornace era il cuore, il crogiolo l’anima, l’oro il risultato dell’opera interiore.

 

Oggi la scienza può fare senza capire.

L’alchimia non faceva fino a quando non comprendeva.

 

Ecco dove l’integrazione è possibile:

tra la potenza trasformativa della scienza e la visione sapienziale dell’antico.

Una visione che non è superstizione, ma conoscenza simbolica del reale, spesso più profonda di quanto siamo disposti ad ammettere.

 

In fondo, se trasmutare il piombo in oro è ormai un fatto fisico, forse è tempo di riconoscere che gli alchimisti non erano ingenui, ma anticipatori.

E forse, dietro le loro metafore, c’era una comprensione sottile della struttura del mondo.

 

La vera domanda non è più “possiamo farlo?”.

È: sappiamo cosa significa davvero farlo?


CUE MAG | Fonti e approfondimenti

 

Le ricerche riportate in questo articolo si basano su fonti accademiche, documenti storici e comparazioni interdisciplinari tra fisica teorica e simbolismo alchemico. Il nostro obiettivo non è sostituire la scienza con il mito, ma indagare dove i due si toccano.


Fonti scientifiche – Trasmutazione nucleare


  1. Glenn T. Seaborg – Trasmutazione di Bismuto in Oro

→ Esperimento realizzato presso il Lawrence Berkeley Laboratory (1980)

→ Documentato nel libro Modern Alchemy: Selected Papers of Glenn T. Seaborg (World Scientific, 1994)

  1. CERN – Progetto ISOLDE

→ Ricerca sugli isotopi rari tramite spallazione nucleare. Possibilità di ottenere oro a partire da elementi pesanti.

  1. P. Armbruster, F. Bosch, et al. – “Synthesis of elements by nuclear reactions”

→ Nuclear Physics A, vol. 944, 2015

→ Rassegna tecnica sulle possibilità e limiti della trasmutazione moderna.


Fonti storiche e simboliche – Alchimia classica


  1. Titus Burckhardt – Alchemy: Science of the Cosmos, Science of the Soul

→ Un riferimento essenziale per comprendere l’alchimia come percorso di trasformazione interiore.

  1. Mircea Eliade – Forgerons et alchimistes (1956)

→ Saggio storico sul simbolismo metallurgico e alchemico nelle culture antiche.

  1. Julius Evola – La Tradizione Ermetica

→ Lettura metafisica della via alchemica occidentale, con taglio esoterico.


Fonti speculative e filosofiche moderne


  1. Fritjof Capra – Il Tao della fisica

→ Uno dei primi tentativi di lettura simbolica delle scienze moderne.

  1. David Bohm – Wholeness and the Implicate Order (1980)

→ Sviluppo della teoria dell’ordine implicato: la realtà come campo olografico trasformabile.


Ulteriori spunti


  1. Dennis William Hauck – The Complete Idiot’s Guide to Alchemy

→ Sintesi divulgativa ma accurata di simboli, metalli e processi ermetici.

  1. Brian Cox & Jeff Forshaw – The Quantum Universe: Everything That Can Happen Does Happen

→ Spiegazioni accessibili sulla natura probabilistica della materia.


CUE continuerà a indagare.

Perché dove la scienza si ferma, la visione può ancora iniziare.


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