Tu non sei i tuoi pensieri Come separarti dalla voce interiore che ti limita
- Elìa
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 8 min

🔹 1. Intro – Non tutto ciò che pensi è vero
🧠 La mente è un flusso, non un’identità
C’è un pensiero che passa. Poi un altro. Poi un altro ancora.
E tu? Sei davvero loro?
Per molti, la risposta è automatica: “Certo che sono i miei pensieri. Se li penso, vuol dire che sono miei.”
Eppure è proprio questo il punto in cui inizia la prigione mentale.
Nessuno ci insegna a osservare i pensieri come eventi temporanei, come fenomeni che passano – proprio come il meteo. Cresciamo identificandoci completamente con la voce nella nostra testa, credendo che quello che dice sia sempre vero, rilevante, urgente.
Ma la verità è che la mente mente. E lo fa anche con grande maestria.
🧩 Il problema non è pensare. È crederci sempre.
Sei in un momento difficile e pensi:
“Non ce la farò mai.” O magari: “Sono un fallimento.”
Ma chi ha detto che questi pensieri sono veri? Chi ha stabilito che vanno presi alla lettera?
Questi pensieri non sono “tu”. Sono schemi, riflessi condizionati, frammenti di storie che hai assorbito nel tempo.
Ecco perché il primo passo verso la libertà mentale non è pensare diversamente, ma iniziare a vedere che stai pensando. Sembra un gioco di parole, ma è la rivoluzione.
📌 Inizia così la disidentificazione:
Non sei i tuoi pensieri.
Non sei le emozioni che ti provocano.
Non sei le storie che si ripetono nella tua testa.
Se tutto questo è vero, allora…Chi sei davvero?(E cosa accadrebbe se lo scoprissi?)
📦 Box di apertura
🔍 Curiosità scientifica
Secondo la ricerca neuroscientifica contemporanea, la “voce interiore” è legata all’attività della default mode network (DMN), una rete cerebrale che si attiva quando non stiamo facendo nulla in particolare. È proprio questa rete che genera il flusso costante del dialogo interiore – non è un’entità superiore, è un processo neurobiologico.👉 Ma sapere questo è il primo passo per osservarlo, senza diventarne schiavi.
🔹 2. La voce nella testa: chi parla davvero?
🗣️ Non è tua, ma l’hai ascoltata così tanto da farla tua
Quella voce che ti dice:
“Non vali abbastanza.”“ Sei sempre il solito.” “Non puoi farcela.”
...non è tua. È stata messa lì. Da chi? Dall’esperienza. Dall’educazione. Dai condizionamenti. Dalle voci reali di genitori, insegnanti, amici, bulli, partner, nemici, media. E con il tempo, hai smesso di distinguere: ti sei identificato.
Ma la voce interiore non è la tua essenza. È una sorta di software. Un copilota impazzito. Un narratore automatico. A volte ti serve, altre volte ti sabota.
👤 Identità acquisite vs identità autentica
Ogni pensiero giudicante nella tua testa è un riflesso di qualcosa che ti è stato insegnato a credere:
Che sei sbagliato se non performi.
Che devi piacere a tutti.
Che sei il tuo voto, il tuo stipendio, il tuo corpo.
Ma l’io autentico non ha bisogno di dimostrarsi. L’ io autentico osserva. Respira. Agisce senza giustificarsi.
✍️ “Io sono ciò che osserva tutto questo. Non la voce. Non il giudizio. Ma colui che guarda.”— Libera interpretazione di Ram Dass
🔄 Come riconoscere una voce impiantata?
Ti parla in seconda persona (“Non ce la fai”, “Non sei capace”)
Ti blocca anziché motivarti
Usa il passato per minacciare il presente
Si attiva nei momenti in cui vorresti cambiare
Se noti questi segnali, non combatterla. Osservala. È il primo passo per renderla innocua.
📦 Box di approfondimento
🧠 Psico-tip:
In psicologia cognitiva, questa voce è spesso identificata con il critico interiore. Una figura simbolica che assume il ruolo di supervisore negativo. I protocolli ACT (Acceptance and Commitment Therapy) suggeriscono di dare un nome alla voce nella testa e di parlarle come a un personaggio.👉 Distanziazione = potere.
🔹 3. Il pensiero non è il pensatore
🧘 Tu non sei ciò che pensi. Tu sei colui che sa di pensare.
Viviamo in un continuo flusso mentale, eppure raramente ci fermiamo a domandarci: “Chi è che ascolta questi pensieri?”
La mente genera immagini, parole, previsioni, giudizi.
Ma tu non sei nessuna di queste cose.
🌬️ Il pensiero è un fenomeno. Il pensatore è presenza.— Adattamento da Eckhart Tolle
🌫️ Distinguere l’onda dal mare
Immagina i pensieri come onde sull’oceano. Possono essere calme o tempestose, ma l’oceano resta.
Tu sei l’oceano. Non le onde.
👁️🗨️ La trappola dell’identificazione
Il problema non è pensare. Il problema è credere che ciò che pensi definisca chi sei.
Ad esempio:
“Ho pensieri negativi” → “Sono una persona negativa”
“Ho paura di fallire” → “Non valgo nulla”
❌ Confondere pensiero e identità è come pensare che il cielo sia sparito perché oggi è nuvoloso.
🧩 Tecniche pratiche per separarti dai tuoi pensieri
Tecnica dell’etichetta
Quando emerge un pensiero, dagli un nome:
– “Ecco un giudizio.”
– “Ecco una paura.”
Questo lo depotenzia e lo rende oggetto osservabile.
Tecnica del foglio bianco
Immagina un pensiero come un carattere scritto su una pagina.
Tu sei il foglio, non l’inchiostro.
Ogni pensiero si scrive e poi svanisce. Tu resti.
Pratica del respiro testimone
Inspira. Espira.
Osserva i pensieri come nuvole. Non agire, non giudicare, non inseguire.
Questo è lo spazio della vera libertà.
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🧠 “Mindfulness” non è rilassamento
Spesso confusa con una tecnica antistress, la mindfulness è in realtà una pratica di disidentificazione dal pensiero. Nasce nella tradizione buddhista come sati, che significa “attenzione consapevole”. Applicata oggi, ti insegna a stare con ciò che accade, senza giudizio e senza farti trascinare.
🔹 4. Tecniche per disidentificarsi
🌬️ Il pensiero è solo un evento, non un ordine. Non devi credergli.
Puoi lasciarlo andare.
Quando impari a riconoscere che il pensiero non sei tu, serve un passo ulteriore:📌 smontare la fusione automatica tra pensiero e identità.Questo processo si chiama in psicologia ACT: defusione cognitiva.
🌤️ Il cielo non è le nuvole
Una delle metafore più potenti è quella del cielo:
I pensieri sono nuvole.
Tu sei il cielo che le ospita, immobile e profondo.
Le nuvole possono addensarsi, passare, dissolversi. Ma il cielo non ne viene mai intaccato.
Ogni volta che un pensiero emerge, prova a pensarlo così:🔹 “Una nuvola è passata nel mio cielo. Ma io resto limpido.”
🧠 Tecniche di defusione cognitiva (ACT)
💡 La defusione è l’arte di vedere il pensiero come pensiero, senza credergli o combatterlo.
Ecco alcune pratiche:
Ripetizione distorta
Ripeti il pensiero limitante a voce alta più volte, lentamente, cantandolo o con accento buffo.
Effetto: lo disinneschi, lo vedi per ciò che è: un suono mentale.
Dì “sto notando che…”
Invece di pensare “Non ce la farò mai”, di’:
“Sto notando che la mia mente sta generando il pensiero: non ce la farò mai.”Questo crea distanza. Tu non sei quel pensiero. Lo stai solo osservando.
Labeling mentale
Quando arriva un pensiero, etichettalo:
“Giudizio.” “Profezia negativa.” “Autoaccusa.”Dare un nome al pensiero lo ridimensiona e attiva la parte razionale.
🎯 Perché funziona?
Perché la mente è un narratore instancabile, ma non sempre un narratore affidabile. La defusione ti ridà potere: non sei più burattino del racconto, torni a essere autore.
🔹 5. Riscrivere la relazione con la mente
🧘 Il pensiero non è il nemico. È uno strumento. Ma devi imparare a impugnarlo.
Tutti noi viviamo in compagnia costante della nostra mente.
Il problema non è “avere pensieri”, ma averne troppi che comandano.
🧠 Il pensiero come strumento, non padrone
La mente produce idee, valutazioni, scenari. È utile. Ma quando lasci che **sia la mente a decidere per te, giorno dopo giorno, senza consapevolezza, allora non stai vivendo: stai reagendo. Reagisci agli stimoli. Reagisci ai ricordi. Reagisci ai giudizi. Il pensiero guida le tue scelte, ma tu non stai scegliendo.
Come si spezza questo meccanismo?
Inizia tutto da una nuova alleanza.
🧘♂️ Educare la mente a parlarti meglio
La tua mente può diventare il tuo alleato più potente, se impari a rieducarla. Non si tratta di zittirla con la forza, ma di modificare il dialogo interno.
Ecco alcune pratiche concrete:
Scrivi i tuoi pensieri. Ogni volta che un pensiero negativo emerge, trascrivilo. Poi rileggilo come se fosse detto a qualcun altro.
Ti sembrerà assurdo. E questo basta, spesso, a ridimensionarlo.
Riformula. “Non ce la farò mai” diventa “Questo è difficile, ma sto imparando”.
Non è solo ottimismo: è neuroplasticità.
Visualizza una versione saggia di te stesso. E chiediti: “Come parlerebbe lui/lei, in questo momento?”
Ti stupirai di quanto spesso conosci già la risposta.
🤫 Il silenzio come potere
Il silenzio non è un vuoto. È un’altra forma di presenza. In quel silenzio puoi finalmente distinguere:
ciò che pensi
da ciò che sei
E non è poco.
Prendersi 5 minuti al giorno di silenzio vero — senza stimoli, senza obiettivi — è già una rivoluzione.
Nel silenzio accade questo: la mente non comanda più. Ti ascolta.
🔹 6. Oltre la mente: chi sei davvero?
🌌 Tu non sei la voce nella testa. Sei colui che ascolta quella voce.
Questa frase — che ricorre in molte filosofie orientali, nella mindfulness e nelle neuroscienze contemplative — non è solo poetica.
È un potente spostamento di identità.
🔍 Identità, consapevolezza e presenza
Per secoli abbiamo creduto che “pensare” fosse la massima espressione dell’essere umano. Cartesio diceva: “Cogito ergo sum” — penso, dunque sono.
Ma oggi, sappiamo di più.
Le pratiche contemplative, il lavoro sul corpo, la psicologia cognitiva e persino la fisica quantistica
suggeriscono un’altra possibilità:
Esisti anche oltre il pensiero. Sei consapevolezza. Sei presenza. Sei uno spazio che può ospitare il pensiero, ma anche il silenzio, l’intuizione, il sentire.
🧘♀️ Non essere contro i pensieri: essere oltre
Non combattere la mente.Ogni pensiero che reprimi diventa più forte.Ogni emozione ignorata ritorna più rumorosa.
La chiave non è vincere.
È vedere. Osservare. Essere testimone.
Quando impari a stare con la tua mente senza fonderti con essa,scopri che c’è un luogo in te che non cambia mai. E da lì può cominciare tutto il resto.
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“🔄 Disidentificazione e coscienza testimone: cosa dicono le neuroscienze?”
Le ricerche su meditazione e neuroplasticità mostrano che l’osservazione non giudicante dei propri pensieri (pratica detta meta-cognizione) attiva aree cerebrali legate all’autoregolazione e alla consapevolezza. In breve: guardarsi pensare cambia il cervello.
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🧘♂️ Cos’è la defusione cognitiva?
La defusione cognitiva è una tecnica cardine della terapia ACT (Acceptance and Commitment Therapy) che ti aiuta a non identificarti con ogni pensiero che ti attraversa. In pratica, invece di dire:
“Non ce la farò mai” inizi a vedere quel pensiero per ciò che è: “Sto notando il pensiero non ce la farò mai.”
Questa piccola distanza crea un’enorme libertà: non sei più il pensiero, ma chi lo osserva.Strumenti tipici della defusione includono:
· Labeling mentale (“sto pensando che…”)
· Ripetizione della frase ad alta voce finché perde forza
· Dare una voce comica al pensiero (tipo cartone animato)
· Immaginarlo scritto su una nuvola che passa
È un modo per allenare il cervello a non farsi trascinare. La mente parla, ma tu scegli se ascoltarla.
Conclusione: La voce non sei tu
Ogni pensiero che attraversa la tua mente è una proposta, non un comando. Può suggerirti qualcosa, ma sei tu a decidere se ascoltarla.
Imparare a disidentificarsi dalla voce interiore non significa combatterla. Significa tornare ad essere chi ascolta. A prendere il timone, mentre la mente – finalmente – torna al suo posto: quello di servitrice, non di padrona.
Questa è forse la più grande libertà che puoi sperimentare.
E può cominciare oggi.
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