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Il nome che non si pronuncia - Sul monte che domina Pantelleria, un enigma linguistico sopravvive da secoli.

  • Immagine del redattore: Elìa
    Elìa
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Monte Gibele - 36°46'33.95"N; 12° 0'52.64"E - Altitudine: 680 m slm
Monte Gibele - 36°46'33.95"N; 12° 0'52.64"E - Altitudine: 680 m slm

Prologo


Cammino tra lave scure e ginestre odorose. Sotto i miei piedi, la pietra è calda. Sopra di me, il cielo ha una luce antica. E nel silenzio assoluto del Gibele, un dubbio si insinua: come può una montagna non avere un nome?

Il mistero del “Gibele”


Sull’isola di Pantelleria, nel cuore del Mediterraneo, si erge un monte imponente. I locali lo chiamano Gibele, ma qualcosa non torna. Il nome, ci dicono, deriverebbe dall’arabo jabal (جبل), che significa semplicemente “monte”.


Ma qui cominciano i problemi.


In nessuna regione del mondo arabo, dalla Siria al Maghreb, esiste un toponimo che sia semplicemente Jabal. Sarebbe come chiamare un luogo “Monte”, e basta. In arabo, ogni nome geografico rispetta una struttura ferrea: classificatore + specificazione.


  • Jabal al-Nūr → Monte della Luce

  • Jabal Haroun → Monte di Aronne

  • Jabal Qāssiyūn → Monte che sovrasta Damasco


Perché allora qui no? Perché a Pantelleria – un’isola dove la presenza araba è documentata – il monte più importante ha un nome monco ? Nessun al-, nessun complemento. Solo Gibele.


Gibele non è un nome: è una sopravvivenza


La fonetica stessa ci suggerisce qualcosa di strano. Gibele non ha suoni glottidali né gutturali: niente , niente ‘ayn, nessuna delle marcature fonetiche dell’arabo. E allora?


Da dove viene davvero questo nome?


L’ipotesi più solida è che non sia un nome arabo, ma una parola molto più antica, forse di origine semitica pre-araba. Forse una radice sacra.


Questa ipotesi si rafforza se osserviamo il comportamento dei toponimi arabi altrove. Anche in Sicilia, durante il dominio islamico (827–1091), tutti i nomi di monti, colline, fiumi e castelli seguivano regole precise:


  • Jabal Hammāmāt (Monte delle acque termali), oggi Monte San Giuliano presso Erice;

  • Jabal al-‘Āqir (Monte sterile), oggi noto come Monte San Calogero;

  • Qal‘at al-Fawqānī (Castello Superiore), trasformato in Calatafimi.


Sempre con articolazioni doppie. Mai “jabal” da solo. Mai “monte”, senza dire di chi.


L’anomalia che resiste


Anche i nomi panteschi recenti – Kuddia Mida, Cuddia Randazzo, Kuddia Attalora – seguono questa logica: la parola “kuddia” significa altura, ma non esiste una collina chiamata solo “Kuddia”.Solo Gibele si sottrae. Solo lui è assoluto, isolato.


Questa anomalia, in linguistica storica, non è casuale.Quando un nome non segue le regole della lingua dominante, è spesso un fossile fonetico. Una voce più antica, ereditata, resistente, arcaica.


🧭 Prossimo episodio


🔓 Episodio 2: GBL – la radice che brucia Esploreremo la misteriosa radice consonantica GBL: da El Gabal a Gibil, dal culto del fuoco alle montagne divine, sulle tracce di un nome perduto che potrebbe essere… un dio.


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